Un viaggio atteso dieci anni

14 Agosto 2022
Un viaggio atteso dieci anni...

Uno strano silenzio aleggia per le strade di Gordes, tutto è immobile, le saracinesche dei negozi abbassate, le persiane dei casali ancora serrate. E’ una luce quasi caravaggesca quella che sagoma cose e figure. Un uomo elegante e ben pettinato sistema i cuscini sulle sedie della brasserie. Controlla l’ora come se avesse appuntamento con qualcuno. 

 

La mia fantasia cammina a passi svelti, infondo abbiamo tutti bisogno di abbassare per qualche momento le difese, lasciar cadere qualche ponte di troppo messo tra sé e gli altri, di ridurre la linea di confine, il margine di sicurezza.  E di amare come si amano i due protagonisti nel film di Ridley Scott ambientato proprio qui, alla brasserie La Renaissance. Un amore, quello tra Fanny e Max, attraversato come si attraversano i fiumi, a bracciate piene per arrivare dall’altra parte della riva nel più breve tempo possibile e vedere cos’accade dopo. Dopo l’euforia iniziale, dopo l’entusiasmo di un nuovo inizio. Tutti dovrebbero amare così, senza paura di fallire o di perdere qualcosa. O di cadere. E forse è vero quel che si dice: s’imparano molte più cose dalle salite, a costo di perderci il fiato, piuttosto che dalle sconfinate pianure in cui ogni cosa è visibile ad occhio nudo e niente ha bisogno d’essere indagato.

Avrebbe dovuto essere il mio viaggio post laurea e avrei voluto portare con me la nonna. Non è stato possibile, non abbiamo fatto in tempo. Quest’assenza così dolorosa, quel saluto tanto ingiusto e straziante, ha cambiato molte cose. Ha cambiato me. Il dolore e la paura sono stati d’animo che proviamo quando subiamo delle perdite, qualsiasi esse siano. E la mia ha richiesto il tempo necessario per essere attraversata.

 

 

Penso a lei mentre osservo il sole di Gordes filtrare oltre la cima del castello e quella mongolfiera spezzare la monotonia di un cielo tutto uguale. Vorrei che fosse qui, vorrei che condividerla con lei quest’alba solitaria.

Il tempo ha cambiato il colore e persino il profumo di certi ricordi. Sono serviti anni per comprendere che dividere in compartimenti stagni esperienze ed emozioni è uno sforzo pressoché inutile.

 

Ho rimandato questo viaggio per dieci anni e ora so che è arrivato il momento. Zaino in spalla, macchina fotografica al collo, note del telefono a portata di mano.
Ho un viaggio da raccontare, ricordi da costruire. E una felicità alla quale fare un sacco di domande.

 

 

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