STORIE DALL’HUB VACCINALE ANTI COVID: LA SIGNORA MARTA
È un giovedì mattina. Il mio primo giorno nella sede di CremonaFiere per la campagna vaccinale anti Covid-19 dell’Ospedale di Cremona riservata agli over 80. La macchina fotografica che tengo al collo è il mio bagaglio e ha un peso specifico importante ogni volta che attraverso il suo obiettivo, tento di avvicinarmi alla storia di una persona. Ho messo scarpe comode, il vero segreto del fotografo secondo il maestro del reportage Angelo Cozzi. Perché “le persone devono sapere che ci sei ma non accorgersi di te”.
Il foto-giornalismo e la fotografia di strada mi hanno insegnato l’arte del camminare in punta di piedi sul bordo delle vite degli altri. Ed è con questo spirito che inizio a muovermi, a girovagare per l’hub. La mia mirrorless è piccola ma non abbastanza da risultare invisibile e c’è chi mi osserva incuriosito, chi con sospetto. Ma a questo ci si abitua presto, facendo il mio mestiere. Quello a cui non ci si abitua è la perenne ricerca di equilibrio, della misura, della giusta distanza. Non è solo un click, dunque, è molto più un’immagine impressa su una pellicola. Ecco perché ho bisogno di tempo, oggi più che mai. Perché se solitamente sono i volti delle persone ad ispirare una storia, in questo momento storico, resta solo una piccola porzione di viso scoperta dalla mascherina. Sono gli occhi. Ed è da quegli occhi che devo lasciarmi ispirare.
Il padiglione è diviso a settori, tutto è organizzato alla perfezione, un prezioso gioco di squadra. Il lavoro dei volontari supporta egregiamente quello di medici ed infermieri impegnati nelle vaccinazioni. Alcuni anziani sono accompagnati da figli o nipoti, altri sono qui da soli e, non so per quale ragione, sono proprio loro, gli sguardi verso i quali indugio più spesso.
«Scusi, la disturbo?» mi sussurra una signora che tiene tra le mani bastone e tessera sanitaria.
«Sì, figuri. Posso aiutarla?»
«Può rimanere con me qualche minuto mentre arriva il mio turno? Sono qui da sola e ho un po’ di paura».
La sedia accanto alla sua è libera e mi accomodo. La signora si chiama Marta, ha ottantasette anni ed è originaria di Caserta. Vive nel quartiere proprio dietro Cremona Fiere e questa mattina è vestita di tutto punto: pantaloni marrone chiaro, giubbotto marrone scuro, un filo di ombretto sugli occhi, collana di perle al collo e i capelli perfettamente pettinati all’indietro.
«Quand’ero piccola la mia mamma diceva che nei giorni importanti ci si deve vestire bene.” sorride “Allora stamattina mi sono svegliata presto, ho preparato il caffè con la moka a mio marito perché a lui piace solo così, e poi mi sono messa a cercare nell’armadio i vestiti da indossare. Ormai uscendo solo per fare la spesa, di solito metto i pantaloni della tuta e la stessa giacca a vento. Stamattina invece, mi guardi, ho anche il rossetto. Mio marito mentre uscivo di casa mi ha detto: non devi mica andare ad una festa! Ma ho pensato che stavo andando a fare una cosa importante, una cosa che resterà nella storia del mondo e di cui un giorno parleranno i libri di scuola. E io voglio farmi vaccinare vestita per bene».
Il display luminoso annuncia il numero 69. La signora Marta ha il 71.
«E’ qui per qualche giornale?» mi chiede.
«No, io scrivo e fotografo per Visioni Virali, è un sito online».
«Allora lo devo dire a mio marito, è lui che sa come usare quelle cose lì».
Sorrido.
Quelle cose lì.
«E’ agitata?»
«Sì, molto, ma lo sa solo lei. Mio figlio lavora fuori regione e mio marito è casa su una sedia a rotelle. Se gli avessi detto che ero agitata, di sicuro avrebbe chiamato qualcuno dei vicini per farmi accompagnare ma io non voglio essere di disturbo. Finché posso, faccio da sola. Però sì, sono agitata, non ho dormito stanotte».
«Ha mai pensato all’eventualità di non farsi vaccinare?»
«Certo, i figli di alcune amiche mie gliel’hanno proibito, dicono che è pericoloso. Ma io penso che se ci troviamo in questa brutta situazione è perché all’inizio un vaccino non c’era. E ora che c’è non vogliono farlo? Non lo capisco. E poi penso che siamo noi anziani a dover dare l’esempio ai più giovani».
Il volontario chiama il numero 71.
«Tocca a me!» dice emozionata, Marta.
«La accompagno?»
«No, ora vado da sola» sorride. «Andrà tutto bene, vero?»
«Certo che andrà tutto bene».
Marta si alza lentamente, recupera il bastone poggiato a terra e piano piano si avvicina alla tenda nera dove le infermiere la stanno aspettando. Prima di togliersi il cappotto, si volta nella mia direzione, mi fa un cenno di saluto con la mano al quale rispondo con un pollice alzato. I suoi occhi stanno sorridendo. E anche i miei.
Marta non è la sola signora che ho incontrato oggi ma è stata la prima. Ed è da lei che inizia il mio racconto a puntate. Nella speranza che il marito, l’esperto di “quelle cose lì”, prima o poi trovi il modo di rintracciare l’articolo e lo legga insieme a lei davanti ad una tazzina di caffè. Rigorosamente fatto con la moka.
Il servizio è realizzato in accordo e con la collaborazione dell’ASST di Cremona