PER ASPERA AD ASTRA

“Le piace la fotografia?”
chiede la signora dal cappotto color camoscio.
In testa porta una berretta ricamata, colori che spaziano dal giallo al viola, modi gentili, in completo disaccordo con un mondo che funziona al contrario e in cui a prevalere pare essere chi alza di più la voce. La signora è ferma davanti alla saracinesca abbassata della tabaccheria. Mi avvicino, il suo cagnolino, Leone, non sembra particolarmente felice che la mia, Oliva, gli giri intorno ma né io né lei demordiamo. Lasciamo che si annusino un pò.
“Dunque le piace la fotografia…” ripete la signora.
Vorrei spiegarle che è più di un semplice piacere, che fotografare è il mio lavoro ed è in grado d’insegnare molto: le immagini più belle non si scattano di certo rimanendo fermi nello stesso luogo troppo a lungo. E questo, a pensarci bene, è la metafora della vita stessa.
Significa solo fare spazio ad altro"
“E’ una bella cosa quella che fa.” sussurra, dando una carezza a Leone e sfoderando un sorriso che fa per due. Il suo e il mio. “Quando riguardo alcune immagini del passato mi accorgo che a certi ricordi voglio ancora bene e rispolvero la sensazione piacevolissima che non è mai troppo tardi per imparare a volersi bene. Anzi, per reimparare a volersi bene. Perché nessuno nasce senza volersene, è la vita che a volte gioca sporco.”
Capisco perfettamente la sensazione.
“Vede…” continua. “Dovremmo rivedere il concetto del perdere. Io ho perso molto, persone, occasioni ma perdendo quelle, ho incontrato Leone. L’ho trovato per caso, il pelo sul suo muso mi suggerisce che non sia più un giovincello e d’altronde vive con me da sedici anni. Non so dove sia nato, non so se si sia perso o se qualcuno l’abbia abbandonato. Ma conosco la cosa più importante: le nostre storie sono entrambe cambiate da quando ci siamo incontrati. Perdere qualcosa non è mai perdere per davvero, significa solo fare spazio ad altro.”
E dunque, è vero che la vita può mettersi di traverso, giocare sporco e sbarrare la strada ma un cambio di rotta non equivale necessariamente alla fine di un viaggio. D’altronde lo dicevano anche i latini: PER ASPERA AD ASTRA. Attraverso i sentieri difficili si raggiungono le stelle.

