Fronte Unito Anti-Covid

9 Settembre 2020
FRONTE UNITO ANTI-COVID
Il reportage in collaborazione con Riflessi Magazine all'interno dell'Ospedale di Cremona colpito dal Covid

 

 

Lʼidea di questo reportage fotografico è nata a fine Maggio con una mail inviata dʼistinto – perché se avessi iniziato a rifletterci troppo avrei trovato ragioni sufficientemente valide per non farlo – a Stefania Mattioli, responsabile comunicazione dellʼASST dellʼOspedale Maggiore di Cremona. Volevo realizzare un reportage che raccontasse molte delle realtà professionali che operano in ospedale e che in questi mesi hanno fatto la loro parte per la lotta contro il Covid. Non solo medici, infermieri ma anche oss, addetti alle santificazioni, reparto comunicazione, risorse umane, ufficio acquisti.

 

Ho scritto una mail convinta che, data la mole di richieste, nessuno mi avrebbe risposto. E invece qualche giorno dopo è arrivato lʼok di Stefania. Da quel 23 maggio abbiamo continuato a sentirci, mail, messaggi, telefonate per mettere insieme le idee e incastrare i punti di vista di due persone che non si conosco affatto, capire come organizzare le giornate, cosa mostrare e cosa tralasciare.

 

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Quando il violino ha suonato sul tetto, la musica è arrivata nelle stanze e sotto le tende: lʼesperienza della bellezza è servita per attraversare il dolore senza cedere alla disperazione.”

 

Il lavoro del fotografo è fatto dʼistinto ma per quanto mi riguarda ha strettamente a che fare con lʼempatia e con lo studio, nella ricerca perenne della giusta misura. Sbaglia chi crede che sia sufficiente mettersi dietro lʼobiettivo di una macchina e scattare. Fotografare significa prima di tutto sentire. Quellʼempatia bagnata che consente di essere emotivamente vicino a chi si ha di fronte, quellʼempatia che fa sentire tutto amplificato dentro, che spesso e volentieri finiamo per maledire. Ci sono giorni in cui somiglia tanto ad una condanna quel sentire tutto così tanto, ma senza quel sentire, credetemi, una fotografia sarebbe solo una bella fotografia.

 

Ero tesa nei giorni precedenti. Ricordo dʼaver parlato di questo servizio fotografico in continuazione. Stefania che mi ripeteva “andrà tutto bene” e io che mettevo le mani avanti per paura di cadere, di farmi male, di tradire le aspettative.

 

Cosʼè rimasto dentro di me, di quei giorni? Molte cose. Su tutto una frase di Stefania Mattioli: “Ho cercato di costruire dentro di me dei ricordi che mi dessero fiato. Come? Quando il violino ha suonato sul tetto, la musica è arrivata nelle stanze e sotto le tende: lʼesperienza della bellezza è servita per attraversare il dolore senza cedere alla disperazione.”

 

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