chi doveva tornare non torna più

22 Marzo 2019
CHI DOVEVA TORNARE NON TORNA PIU'

 

 

Cʼè un viale alberato che si snoda parallelamente allʼOspedale Maggiore di Cremona e lungo questo viale unʼinfinita serie di pensiline fino a qualche mese fa animate di persone che attendevano il bus per rientrare a casa. Sono le undici, il reportage è finito e i Samaritan’s stanno smontando le loro tende. Un gruppo di persone radunate dietro le cancellate applaude commosso, ringraziando. Sono parenti di una delle vittime del Covid. Un dolore compostissimo, il loro, che mi trapassa da parte a parte. 

 

La radio in macchina trasmette “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla, ché, ad ascoltarla ora, spezza davvero il fiato. Ascolto ad occhi chiusi abbracciata stretta stretta alla mia malinconia. Rivivere ciò che è stato, così è più semplice.

 

Percorrendo il viale in senso opposto, più o meno a metà noto una signora anziana seduta al riparo dal sole sotto una pensilina. E’ vestita dʼazzurro, indossa la mascherina e controlla lʼora come se stesse aspettando qualcuno, come se avesse un appuntamento. Muove lʼorologio che tiene al polso esattamente come faceva mia nonna, poi torna a fissare davanti a sé. 

 

 

 

 

 

 

Dovrei tornare a casa invece arrivata alla prima rotonda torno indietro. La signora è ancora lì e sta nuovamente fissando lʼorologio. Avrà sì e no ottantʼanni. Scatto al volo qualche fotografia, in realtà soltanto due, prima che lei se ne accorga.

 

“Perché mi sta fotografando?” chiede.

“Perché la trovo molto bella. E poi mi ricorda un po’ la mia nonna.”

Non posso vederle la bocca ma i suoi occhi stanno sorridendo.

“Sta tornando a casa?” domando.

“No, aspetto ancora un po’ qui.” dice lei. “Chi doveva tornare non torna più.”

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